Scrivere in una chat può avere un senso, nei limiti strutturali di questo strumento.
Purtroppo oggi le chat sono diventate specie dominante nell’universo digitale, la mail è roba da vecchi, forum e newsgroups sono archeologia. Tutto viaggia sulle chat (per i giovani) e sui social (per i cinquantenni o giù di lì). Il trionfo dell’effimero e dello scrolling, il pensiero fatuo dominante, l’impressione del pensiero concentrato in poche parole sulle quali non ci si sofferma mai per srollare avanti. Considero questa bulimia dello scrolling come una droga pesante, bisogna imparare a starne alla larga.
La frammentazione del pensiero ha come effetto deleterio l’incapacità a soffermarsi, le persone sono disabituate al pensiero, prevalgono l’emozione, il like, la condivisione. Probabilmente è una forma di consumismo dell’informazione, portato del pensiero mainstream neoliberista che vuole esseri consumatori e non pensanti.
Gli insegnanti denunciano una difficoltà degli alunni a concentrarsi, ad affrontare la lettura di un libro che richiede allenamento. Trascorrere ore leggendo un libro costa fatica, servono allenamento e disciplina. Oggi il mondo va in tutt’altra direzione.
Ne risente anche la qualità dei rapporti interpersonali, si è sempre teoricamente vicini ma in realtà profondamente distanti. A volte si discute e litiga in chat scrivendo la replica ad un messaggio senza aver letto quello che ha scritto l’interlocutore, esattamente il contrario dell’empatia e della comprensione.
Cosa resterà di tutto questo scrivere nelle chat e sui social ? Nulla, il deserto, non solo digitale però …
Incredibile la storia di Gopher penalizzato per la questione del copyright sul software posta dall’Università del Minnesota che ne deteneva (o forse detiene) i diritti. Secondo me c’è dell’altro, bisognerebbe approfondire.
Gopher è un protocollo che prevede l’uso di client testuali, l’Internet commerciale di oggi non esisterebbe con Gopher, o almeno non sarebbe così invasivo come è ora il web. Un’evoluzione di Gopher è a mio avviso Gemini che è visto oggi come l’alternativa non commerciale e sicura al web.
Io un pochino rimpiango quei tempi e confesso di essere andato ogni tanto a fare un giro nel gopherspace.
Ma poi a ben vedere moltissimi dei servizi e dei protocolli che girano oggi sul web non è che abbiano inventato chissà cosa. Ad esempio, Lemmy. Lemmy usa il protocollo activity pub ed è decentralizzato ma anche i newsgroups usenet lo erano. Quante risorse usa un server Lemmy e quante ne usava un server usenet ? L’uso di tante risorse in più è propozionato all’incremento di funzionalità del servizio ? Non mi pare, quello che facciamo oggi su Lemmy potremmo farlo tale e quale su usenet.
Questo di usenet / lemmy non è l’unico esempio. Forse bisognerebbe entrare in una logica di decrescita felice anche nell’implementazione e nell’uso dei servizi Internet. Meno è meglio :-)