I genealogisti forensi hanno aggirato le regole sulla privacy di GEDmatch effettuando ricerche su utenti che avevano esplicitamente scelto di non condividere il DNA con le forze dell’ordine.
CECE MOORE, attrice e regista diventata genealogista genetica, si trovava dietro un leggio del Ramapo College del New Jersey alla fine di luglio. Spinta sulla scena nazionale dalla popolare trasmissione della PBS “Finding Your Roots”, la Moore stava pronunciando il discorso programmatico per la conferenza inaugurale dei genealogisti genetici forensi al Ramapo, uno dei due soli istituti di istruzione superiore negli Stati Uniti che offrono istruzione in questo campo. Moore ha detto ai presenti che si tratta di una nuova era, un punto di svolta per la risoluzione dei crimini, e che loro erano in prima linea. “Abbiamo creato questo strumento che può fare molto”, ha detto Moore.
I genealogisti come Moore vanno a caccia di parenti e costruiscono alberi genealogici proprio come fanno i genealogisti tradizionali, ma con un tocco in più: collaborano con le forze dell’ordine e utilizzano database commerciali del DNA per cercare persone che possano aiutarli a identificare resti umani sconosciuti o colpevoli che hanno lasciato il DNA sulla scena di un crimine.
Il campo è esploso nel 2018 dopo l’arresto di Joseph James DeAngelo come famigerato Golden State Killer, responsabile di oltre una dozzina di omicidi in tutta la California. Le prove del DNA raccolte da un duplice omicidio del 1980 sono state analizzate e caricate in un database commerciale; un riscontro con un lontano parente ha aiutato un genealogista genetico a costruire un elaborato albero genealogico che alla fine si è concentrato su DeAngelo. Da allora, centinaia di casi irrisolti sono stati risolti con questa tecnica. Moore, uno dei maggiori evangelisti del settore, si vanta di aver contribuito personalmente alla chiusura di oltre 200 casi.